La tesi

Stefania affronta il suo caso di tesi con passione, superando le incertezze e le difficoltà dei primi passi. Sentimenti sperimentati da tutti i nostri studenti che mettono cuore e passione in quello che scelgono di fare. La nostra scuola li prepara riuscendo in tre anni a compiere una “trasformazione alchemica” alle loro passioni iniziali.

Mi chiamo, Stefania Marianucci, ho cinquantadue anni sono farmacista. Quando tre anni fa la mia vita ha incontrato un muro, ho cambiato improvvisamente direzione ritrovandomi a studiare Naturopatia. Ora sono quasi alla conclusione del mio percorso e il mio elaborato di tesi racconta dell’incontro con Mirella, e di un piccolo pezzo di strada fatto insieme.

L’incontro

Oggi è il giorno in cui incontrerò Mirella. Sono molto emozionata, ho paura di non essere capace. Prima di uscire preparo la scheda-cliente. L’ho elaborata il primo anno di corso durante le lezioni di valutazione olistica, la penna e anche un quaderno non si sa mai! Mirella vive a Siena ed è ospite, per tutto il periodo delle cure, da una sua cara amica. Per verosimiglianza con gli appunti presi, la strada l’ho trovata, forse anche il campanello, provo a suonare, DRIN.

“Chi è?” “Sono Stefania”… la porta si apre. Entro nella sua camera dove noto un tavolino, un computer, tante carte e un ripiano pieno di medicine, assomiglia a una centrale operativa. Mi accoglie sdraiata nel letto, è bella e la sua pelle è incredibilmente morbida. Altera e volitiva nei modi, dolce, mi sorride e mi chiede informazioni sul mio percorso. Racconto molto semplicemente la mia storia, ogni tanto interrotta dalle sue domande, poi le chiedo se vuole raccontarmi la sua storia.

Il suo racconto

E’ nata il 19 marzo 1943 a Genova, padre e madre deceduti, due sorelle viventi. Ha mani affusolate, molto belle che muove con grazia. Mirella mi riferisce che in questo momento sta affrontando una terapia farmacologica antitumorale per un cancro alla tonsilla palatina con interessamento dei linfonodi del collo, diagnosticatole in autunno 2013. Il primo ciclo l’ha concluso da due giorni. E’ prostrata, dorme male, fatica a mangiare. Ha un permanente sapore di metallo in bocca, scatenato in particolare dal sale e dallo zucchero, condimenti che in questo momento evita completamente. Inizia a perdere i capelli.

Il secondo ciclo di chemioterapia è previsto per metà febbraio. Attualmente è seguita a domicilio dall’ANT. La dottoressa che l’ha in cura, contemporaneamente alle medicine allopatiche l’ha sottoposta a trattamenti di agopuntura per alleviare un forte dolore alla schiena. Mirella mi riferisce, infatti, il riacutizzarsi di un dolore alla schiena per un movimento brusco fatto qualche giorno prima. La sua schiena è delicata e oltre dieci anni fa, mi racconta, le è stata diagnosticata un’ernia del disco a livello lombosacrale (L5-S1). Mirella è molto precisa e sa sempre cosa vuole e come vuole che sia, mi ricorda un grande direttore d’orchestra.

Cosa posso fare io?

Le chiedo cosa posso fare io per lei. Vorrebbe ricevere un ciclo di riflessologia plantare perché anni orsono le era stato di grande giovamento per la sua schiena. Spiego che nelle sue condizioni attuali non è possibile ricevere delle sedute di riflessologia perché il trattamento riflessologico è controindicato, specialmente fintantoché sussiste qualche possibilità di recupero. Suggerisco, in alternativa, la possibilità di un trattamento di tecnica metamorfica.

Dopo averle spiegato in cosa consiste e quali possono essere i vantaggi di questa tecnica, Mirella, nonostante non sia ciò che ha pensato e si aspetta, acconsente. Mirella ha anche dei piedi molto belli e ben curati con applicato un favoloso smalto rosso fiammeggiante! Dopo il trattamento e prima di lasciarla le consiglio di provare a consumare prevalentemente riso molto cotto eventualmente insaporito con un po’ di gomasio, tutto possibilmente biologico, bevendo, preferibilmente, poco te bancha o nulla. Le consiglio la lettura di un libro secondo me interessante: “Il cibo dell’uomo” del dottor Franco Berrino. Le porterò un piccolo estratto. Le spiego inoltre il ruolo dell’acidosi e quanto sia importante in questo momento, controllare e contrastare l’acidosi tissutale. Le consiglio Erbasit, e le suggerisco di informare la dottoressa dell’ANT che l’ha in cura, e di chiederle opportuno parere in merito.

Il primo incontro è terminato ed io esco contenta, ma anche indispettita perché ho dimenticato di fare tante domande e il mio foglio di “Primo colloquio e appunti successivi” è rimasto quasi bianco. Non so se sono riuscita a mettermi in ascolto e sono assalita dai soliti dubbi, però ho un secondo appuntamento!

La Tecnica metamorfica

La Tecnica metamorfica è una tecnica dolce per l’evoluzione e la trasformazione personale, ma anche per sostenere e canalizzare positivamente l’energia vitale. Essa si propone di smuovere blocchi energetici ed emotivi formati nel periodo prenatale e che sono latenti, registrati nella memoria, pronti a riattivarsi in situazioni analoghe. Questi blocchi hanno dato forma ai nostri schemi fondamentali di comportamento e di salute. I blocchi coincidono con emozioni come la paura di dover nascere, i traumi, il senso di comunione con la madre e quello di separazione da lei. Coincidono anche con la registrazione nel nostro corpo degli effetti delle emozioni della madre in attesa, che il feto percepisce nettamente: tensioni e crisi di panico così come la gioia della gravidanza, il dolore nel parto. Questi schemi di comportamento possono influenzare la nostra esistenza e ripresentarsi in particolari momenti di fatica personale.

Dal concepimento alla nascita

Le osservazioni e le intuizioni di St. John, e gli approfondimenti successivi di Saint-Pierre si sono concretizzati in una “carezza” delicata fatta in maniera ripetuta nei punti riflessologici della spina dorsale a livello di mani e piedi, per concludersi sul capo. Questa semplice carezza si lega oggi agli studi sulla sensorialità e sulla coscienza prenatale. Gli stimoli sensoriali e psicologici ricevuti nelle trentotto settimane della gestazione lasciano tracce profonde sia sul piano fisico che sulla vita di relazione del nascituro. Dal momento del concepimento fino alla nascita, il corpo si espande e passiamo attraverso continui cambiamenti.

Dal semplice zigote, la cellula iniziale, all’embrione in cui la vita prende forma, fino al feto che cresce, si muove, prova emozioni ed è cosciente della propria esistenza e di quella della madre, ne percepisce la voce e gli stati d’animo, ricorda le musiche sentite da lei, sogna, anche se non ha ancora visto né sentito nulla all’esterno. La storia di queste trasformazioni si inscrive sull’asse portante della nostra vita, la colonna vertebrale che sostiene tutto il corpo e contiene il midollo spinale. La tecnica metamorfica riproduce dolcemente questo viaggio per risvegliare e trasformare le esperienze forti, a volte traumatiche, che l’hanno accompagnato.

La tecnica metamorfica è adatta a tutte le persone che stanno affrontando un periodo particolare della vita, intenso o problematico come malattie, lutti e separazioni, o che vivono momenti delicati e di transizione.