A conclusione dell’intervento del professor Maurizio Stupiggia la riflessione si concentra sul dopo perchè l’esperienza che stiamo attraversando possa portarci alla “creazione di un sistema nuovo“.

Creare un’isola di realtà nelle paure

Non minimizziamo la paura, ma creiamo insieme un’isola di realtà alla quale ancorare le paure (Stupiggia, 2020). Quando qualcosa ci minaccia, la paura è sana perché ci permette di trovare delle strategie per difenderci, tuttavia è necessario contenerla perché la persona possa tollerarla. Il nostro sistema nervoso infatti valuta incessantemente i rischi che possono provenire dall’ambiente e questo provoca un’iperstimolazione dell’amigdala, rischiando di farci vivere in un continuo stato di allarme fatto di paura cronica e di possibile immobilità.

Dalla profonda conoscenza di queste basi di funzionamento neuropsicologico la psicoterapia corporea è in grado di suggerire alcuni strumenti per modulare il nostro sistema di allarme evitando che le paure si cristallinizzino. Attività come lo studio o la lettura per esempio attivano in noi le cortecce prefrontali bilaterali, disattivando in questo modo le parti in allarme e dandoci un senso di rilassamento. Un’altra modalità che ci aiuta ad uscire da un senso di allarme costante è l’incontro con un altro informato e attento che, pur nella virtualità, può trasmettere alla persona un po’ di calma attraverso un buon contatto visivo, un tono della voce e un ritmo pacato ma sostenuto. La capacità di tenere un contatto fa sì che si possa sentire nel coinvolgimento sociale una possibilità di uscita dalla situazione di crisi (Porges, 2014).

Post Traumatic Growth

Sapete come nasce una perla da un’ostrica? Quando un elemento disturbante entra in una conchiglia per divorarne il contenuto, lascia dentro una parte di sé che ferisce e irrita il mollusco; l’ostrica si chiude e fa i conti con quel nemico, con l’estraneo. Pazientemente comincia a rivestire l’intruso con parti di sé, come fossero lacrime: la madreperla. La perla è una bellissima cicatrice. Un’ostrica che non ha subito traumi non produce alcunché. Ricordiamo a noi stessi che da esperienze negative e difficili c’è una crescita personale. Non saremo più quelli di prima, qualcosa in noi si sarà trasformato.

Il dopo

E’ il momento di pensare già a quando questa esperienza finirà: il lavoro clinico sulle esperienze traumatiche ci dimostra come il percorso di uscita possa essere non la semplice riparazione di un circuito rotto, ma la creazione di un sistema nuovo che, in dialogo con quello vecchio, tiene con sé anche le parti che hanno lottato nell’esperienza traumatica. Come se il trauma avesse rotto i confini di sicurezza personale e, una volta usciti dallo shock, il lavoro di costruirne di nuovi porta con sé anche la consapevolezza di avere risorse per la sopravvivenza che neanche si pensava di avere (M. Stupiggia, 2007). Quello che di peculiare, come in altri momenti storici, sta avvenendo oggi è che l’esperienza traumatica è collettiva: quello che possiamo chiederci oggi è in che modo questa esperienza possa aiutarci a generare legami sociali e comunità più resilienti.

“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” Richard Bach

 

Professor Maurizio Stupiggia, direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica, docente della Scuola di Naturopatia di Bologna.

Scritto elaborato da Andrea Durante, Gianluca Geri, Niccolò Guglielmi, Sara Malagoli, Clara Martuscelli, Anna Massarotto, Laura Morelli, Serena Panico

BIBLIOGRAFIA:

Cimbro, C. (2006). Reazioni emotive alle emergenze negli adulti e nei bambini. Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management.
Giosué, F. (2020). Webinar: la psicoterapia corporea al tempo del coronavirus. Bologna, 15 marzo 2020.
Liss, J. (2004). L’ascolto profondo. Manuale per le relazioni d’aiuto. Molfetta: La meridiana.
Liss, J. Abitudini. (online). Disponibile a: associazioneamnis.
Liss, J. (2015). Le ultime ricerche sull’asse neuropsicologico. In P. De Sario, R. Fiumara (a cura di), Biosistemica: la scienza che unisce. Milano: FrancoAngeli.
Lowen, A. (1984). Il piacere. Un approccio creativo alla vita. Roma: Astrolabio-Ubaldini Editore. Malchiodi, C. (2009). Arteterapia. L’arte che cura. Firenze: Giunti.
Porges, S. W. (2014). La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione. Milano: Giovanni Fioriti.
Stupiggia, M. (2007). Il corpo violato. Un approccio psicocorporeo al trauma dell’abuso. Molfetta: La meridiana.