Le buone prassi della psicologia corporea biosistemica.

Ascoltiamo da una lezione d’inizio marzo, del professor Maurizio Stupiggia indicazioni e buone prassi per comprendere e affrontare una “quotidianità differente”. Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Biosistemica e docente della Scuola di Naturopatia di Bologna.

“É ormai trascorsa la prima settimana d’isolamento nelle proprie case, una settimana difficile per tutti. Alle prese con la ristrutturazione di una quotidianità differente, in presenza di una minaccia che crea allarme, che ci costringe a confrontarci con i nostri limiti, con la fragilità, con la malattia e la morte, nella deprivazione dei contatti sociali reali di cui ogni giorno la nostra vita solitamente è abitata.

La quotidianità di tutti noi ha subito un drastico cambiamento. Una frenata. Un cambio di direzione che non ci aspettavamo. Questo “voltafaccia” della vita può generare disorientamento, stati di paura, agitazione, maggiore rabbia e tensione nelle relazioni, rimuginio mentale, vissuti depressivi e/o regressivi, angoscia per un futuro che avevamo pensato ma che non sappiamo quando tornerà. Per questo motivo, abbiamo pensato di condividere delle buoni prassi e accorgimenti utili per affrontare al meglio l’isolamento, favorire un adattamento e preservare il nostro benessere psico-fisico.

Premessa

La premessa è che in tale contesto, sentirsi in difficoltà è assolutamente normale. Quelle descritte sopra sono reazioni emotive, comportamentali, fisiche e relazionali normali in rapporto ad un evento anormale. Il nostro organismo, considerato come un sistema mente-corpo, è reattivo e sensibile agli eventi esterni, soprattutto quando essi sono improvvisi, imprevedibili, incontrollabili e sconosciuti (Cimbro, 2006). É il segno che il nostro sistema ha riconosciuto un cambiamento e sta cercando, essendo organismi estremamente flessibili e plastici, un nuovo adattamento.

Dare significato a questo momento

È importante che ognuno di noi trovi il proprio senso, una sua verità che spieghi e dia significato a questo momento storico. Per quale motivo una pandemia di questo tipo in questo momento? Dobbiamo rallentare? Ripensare a un modo più sostenibile di abitare questo pianeta? Dobbiamo pensarci di più in rete, più che individui indipendenti e separati? A cosa mi serve, personalmente, nella mia vita, questo stop? Cosa c’è di prezioso qui per me?

Rimanere connessi agli altri

In questi momenti d’isolamento occorre, più di prima, stare in relazione. Chiamarci per dirci come ci sentiamo, che pensieri ci passano per la testa, comunicare anche solo la nostra presenza. In solitudine, infatti, si può generare un’impasse del pensiero, che può diventare circolare e negativo, generare scenari disastrosi e fonte di angoscia. Quando invece comunichiamo a una persona di fiducia, il pensiero cupo assume dei connotati chiari e lucidi, esce dal vortice chiuso e ripetitivo perché si apre all’altro, ad altri pensieri e “a nuova linfa” (J. Liss, 2015). La prossimità con l’altro inoltre ci calma, ci fa sentire sicuri, e non essendo possibile un contatto pelle a pelle, ora più che mai è necessario ritrovare quel senso di sicurezza tramite altri segnali di vicinanza corporei quali il suono della voce, il contatto oculare, le espressioni facciali, la presenza dell’altro a tutto tondo, anche se non fisica.

Imparare ad ascoltarci tra noi

Ancora più di prima, è importante essere per gli altri una presenza attenta e che sia fonte di benessere. La sofferenza, quando è condivisa infatti, si trasforma, e da “solida”, pesante, grigia, si può sciogliere, quando la persona che ci ascolta sa stare insieme a noi senza fuggire dalle emozioni difficili. Per offrire un buon ascolto occorre frenare la voglia di dare consigli e soluzioni, attendere i tempi dell’altro, rallentare il ritmo del nostro scambio, accogliere quello che l’altro dice, senza giudicare o cambiare argomento (J. Liss, 2004).”

Scritto elaborato da Andrea Durante, Gianluca Geri, Niccolò Guglielmi, Sara Malagoli, Clara Martuscelli, Anna Massarotto, Laura Morelli, Serena Panico.