“Non bisogna essere un soldato o visitare un campo di rifugiati in Congo per imbattersi nel trauma. Il trauma accade a noi, ai nostri amici, alle nostre famiglie e ai nostri vicini (…). In quanto esseri umani, apparteniamo a una specie estremamente resiliente. Nel corso dei secoli, siamo tornati alla normalità dopo guerre implacabili, disastri di proporzioni enormi (sia naturali sia perpetrati per mano dell’uomo), e dopo violenze e tradimenti vissuti nel corso della nostra esistenza.”   
Il corpo accusa il colpo” Bessel Van der Kolk

Nel suo libro Van der Kolk parte dalla propria esperienza, iniziando dalla dedica che è rivolta ai suoi pazienti.

Il suo primo giorno di lavoro

“Il martedì dopo il week-end del 4 luglio del 1978 è stato il mio primo giorno da psichiatra presso la Boston Veterans Administration Clinic” incontra Tom, il suo primo paziente, veterano della guerra del Viet Nam. Affidandosi a lui, condividendo le proprie storie, i pazienti gli hanno permesso di dedicare la propria vita allo studio dell’esperienza del trauma e alla possibilità di uscirne. Ci ricorda, sempre nell’incipit, che quello del trauma è un tema che tocca tutti noi anche se non vorremmo mai incontrarlo sulla nostra strada. È un tema che tocca la nostra umanità, la relazione che abbiamo con il prossimo e anche con noi stessi.

Il suo approccio è improntato alla curiosità dell’altro e a un’integrazione di diverse discipline che ha sperimentato, in tanti anni, su di sé e sui pazienti. Tra le possibili strategie d’intervento Van der Kolk individua il corpo come luogo dove le emozioni si possono fermare. E da questo si può iniziare un nuovo cammino.

Un libro tutto da scoprire anche dagli operatori non medici che si occupano del corpo e del suo benessere.

photo credits Stefania Marianucci particolare di un dipinto di Egon Schiele – Vienna